I tanti volti del ballo da sala
C’è chi lo conosce solo nelle sue sfaccettature più moderne, chi lo vive come un lontano ricordo nelle sale da “balera”, quando giovanissimi ci si affacciava in locali colmi di gente di ogni età, alternarsi in ritmi e partner differenti.
I balli da sala non conoscono confini, nè tempo; dal classico al moderno, la continua affluenza ai corsi per apprendisti o veterani della bell’arte ballata, dimostra un trend in continua crescita, soprattutto tra i più giovani.
Visione di stili: gli apripista
Gli stili principe nel ballo da sala sono ben delineati, a partire dai classici da cui si diramano infinite combinazioni per l’approccio moderno e contemporaneo.
Valzer, Tango, Foxtrot, sono le categorie principi, dalle quali si innestano innumerevoli espressioni e commistioni nuove, aderenti ai tempi e ai ritmi in voga.
La coppia che volteggia unisono è alla base di tutti gli stili da sala.
Romantico, cavalleresco come solo il Valzer può essere, di natalità austriaca, nella fine dell’800 aveva già conquistato ed influenzato mezza Europa. Un mix di eleganza e sagacia: per la prima volta era concesso ballare “in an embrace”, corpo a corpo.
Sensuale ma elegante, trasposizione più audace del Valzer lento, vi è poi il Tango da sala, figlio del Tango argentino. I corpi si muovono in modo attrattivo, con passi decisi e speculari, donando in chi guarda un senso del ritmo e di frizzante vibrato erotico, come mai nessun ballo aveva osato. Non per niente, nella teatralità della rappresentazione, si vede il Cavaliere stringere, tra i denti, una rosa rossa, simboleggiante la passione, il corteggiamento.
Pazzo, colorato, eclettico esplode negli Stati
Uniti invece il Foxtrot, dal nome stesso: il trotto della volpe. E cosa di più allegro, ludico e disinvolto poteva mai esserci? Rapido nell’esecuzione e a prova di fiato, è da questo genere che derivano i balli anni ’60/’70 all’italiana, come “il ballo del mattone”.
Vivacità e frizzantezza che viene mantenuta nel Quickstep, combinato di Valzer e Foxtrot insieme, tutto a colpi di Jazz anni ’20.
La tradizione pop entra nelle sale
Parliamo della Polka, della Mazurca che videro il loro, anche se breve, successo nella seconda metà dell’800, con la loro natura popolare fino a giungere alle corti e a sopravvivere poi nelle balere, italiane principlamente, tutt’ora in voga. Passi di liscio e valzer brillante insieme. Chi non si è mai trovato nel periodo del Carnevale in Italia, coinvolto in una Mazurka? Beh, chi non l’ha sperimentato, anche solo osservandolo eseguire, si è perso un bel pò di quel folklore nostrano, (anche se di natalità polacca) unico e ritmicamente riconoscibile.
I Caraibici e i balli latini americani
Qualcosa cambia quando si affacciano in Europa nuovi stili, provenienti dall’America Latina, verso la fine del Novecento.
Balli per lo più diffusi ed accettati solo tardivamente, relegati alle periferie più povere della Repubblica Domenicana, di Cuba ed altre isole minori. Il ritmo coinvolgente, sensuale della Rumba, della Beguine, conquista, e lo fa tutt’ora. Pervade chi lo balla e anche chi lo osserva.
L’uomo e la donna nella Bachata ad esempio, sono un tutt’ uno con il corpo dell’altro, esibendosi sinuosamente in un provocatorio movimento d’anca sulla quarta battuta musicale.
La sensualità impattante in questi balli, se dapprima era vista come volgare, malfamante, negli anni ’80 venne altamente rivalutata, pur restando una disciplina di uso e costume popolare. Dal cha cha cha fino alle sue contaminazioni in Rumba, Mambo, Salsa, Danzòn, tutte discipline ormai praticate in tutte le balere e scuole di ballo.
Tendenza più che comprovata, nei giovani contemporanei, l’approccio sempre più numeroso, alla disciplina del latino-americano, con finalità di conquista in pista. “Galetotta fu quella Bachata!”
Per concludere, dacchè si voglia ripercorrere quell’era di romanticismo da liscio, o che ci si conceda ad un twist, o ad una bachata, mettersi alla prova con i balli da sala, può essere fonte di grandi soddisfazioni.
Che sia per diletto o per professione, il ballo è in ognuno di noi, come il bel canto, potenzialmente, in ogni stonato. Per essere vivo, deve solo essere messo in pista.