
Tango argentino: storia ed origini
Il tango argentino è l’espressione in danza della tradizione di un Paese complesso, l’Argentina. Testimonianza storica di un profondo processo di immigrazione che ha visto milioni di europei, soprattutto italiani, lasciare la propria terra natia e riversarsi a Buenos Aires per cercare lavoro e fortuna.
Il tango è un ballo popolare che racconta di nostalgia, passione, malinconia, rabbia e sensualità. “Il tango è un pensiero triste messo in musica” – come semplicemente scriveva Borges.
Un po’ di storia
Il tanto è una musica meticcia, frutto della contaminazione di differenti popolazioni. Siamo tra il 1880 ed il 1900, in un preciso contesto geografico. Affacciate sul Rio de la Plata, la capitale dell’Argentina, Buenos Aires, e la capitale dell’Uruguay, Montevideo, si scrutano e si fronteggiano. Nonostante la durezza dei lavori disponibili, alla fine del XIX secolo Buenos Aires era la città in cui cercare fortuna. I salari erano miseri, ma di manodopera ce ne era in abbondanza. Così migliaia di famiglie europee di italiani (in maggioranza), francesi, portoghesi, ungheresi, slavi ed ebrei, immigrarono per cercare un futuro migliore e ben presto si unirono agli schiavi liberati o alle povere famiglie di argentini, mescolandosi nei degradati quartieri di periferia, denominati “Orilla”. Questa magica miscela di etnie, di tradizioni culturali differenti, unica ed irripetibile, è ben presto diventata la componente primordiale di un processo creativo. Nei vicoletti dell’Orilla, i nuovi abitanti affrontavano un comune destino fatto di disillusioni e disperazione. L’unica speranza che li univa era la voglia di fuggire via, anche solo momentaneamente, dall’oppressione. Prodotto dell’ibridazione tra linee melodiche degli emigrati europei e del livello ritmico degli africani, prese vita cosi il canto nel dialetto degli emarginati, il “lunfardo”: canzoni che raccontavano di tristezza e nostalgia, solitudine e disperazione, ma cantavano anche di speranza, aspirazioni, fratellanza e piccole gioie. Nei sobborghi di Buenos Aires, verso la fine del’Ottocento, nacque così il tango argentino.
Le origini
Il tango nasce dalla fusione di generi differenti, sia dal punto di vista musicale e melodico che dal punto di vista coreografico. Esistono tesi differenti sull’origine della danza che oggi universalmente associamo al tango argentino. Molte di queste concordano sull’affermare che il tango possa discendere dal “Candombe”, un ritmo che veniva ballato dai neri ex schiavi di Montevideo durante le loro cerimonie e in cui le coppie ballavano separate ma molto vicine. Altre tesi, invece, ritengono che il tango derivi dalla danza inventata dagli orilleros per prendersi gioco dei neri. Ancora, si pensa che possa essere stato influenzato dalla “Habanera”, poesia antica delle feste popolari diffusa dapprima a Cuba e poi importata sulle sponde del Rio de la Plata dove si trasforma in un’insolita camminata di coppia in cui l’uomo avanza e la donna indietreggia. Tutti ingredienti che poi si amalgamano nel tango.
Etimologia del termine
L’etimologia del termine “tango” non ha origine certe e si presta a diverse ipotesi interpretative colme di suggestioni e riferimenti alla cultura popolare. Certo è che il termine “tango” ha origini ancora più remote della sua consacrazione a ballo, che si diffuse circa settant’anni dopo. La versione più accreditata risale all’antica città di Montevideo, dove gli schiavi negri indicavano con la parola “tangòs” i luoghi chiusi al pubblico dove venivano celebrate le tradizionali festività e cerimonie, accompagnate ritmicamente dal suono delle percussioni. “Tangòs” si riferiva tanto alle cerimonie che agli stessi tamburi. A seguito dell’abolizione della schiavitù, il termine rimase comunque ad indicare le associazioni composte dai negri liberi. Altri studiosi, invece, sostengono che il tango sia una deformazione della parola “tambor” che indicava le stesse cose nella lingua creola.
La musica
Oggi le melodie del tango sono riprodotte principalmente da uno strumento particolare, il “bandoneòn” ovvero una fisarmonica in legno con dei fori di apertura/chiusura dai quali, con i polpastrelli, si produce la musica. La caratteristica principale del bandoneòn è che si può cambiare nota a seconda che il mantice (parte centrale allungabile) venga compresso o dilatato. Tendenzialmente, il tango è una musica molto sincopata che non ricorre a strumenti a percussione; gli altri strumenti vengono utilizzati in modo singolare per dare forti accenti di battuta. Il tango argentino ha un tempo di 4/4 o 2/4.
Il ballo
Anche se non si direbbe, il tango è un ballo basato sull’improvvisazione. E’ un dialogo tra i due ballerini, che insieme costruiscono le sequenze con eleganza e forte passionalità. La posizione tipica del tango è costituita da un abbraccio frontale asimmetrico tra i due ballerini, in cui l’uomo cinge la schiena della ballerina e con l’altra mano sorregge quella della sua partner. Le regole sono poche: il tango è una camminata in cui l’uomo guida, la donna lo segue. Ancora oggi il tango argentino conserva un qualcosa di proibito e misterioso, che ricorda le sue origini: è trasgressione, seduzione, è la sensazione di libertà che riaccende tutte le emozioni.

