La casa dell’infanzia
Ci sono luoghi dell’infanzia che ognuno di noi porta dentro, legati a ricordi, momenti, esperienze e trascorsi ” belli e brutti”. Sono luoghi che difficilmente si dimenticano e che spesso tornano alla memoria. Luoghi dove molto probabilmente ognuno di noi ha fatto un passo verso l’età adulta. In questo periodo, avendo messo in vendita la casa dove ho passato gran parte della mia infanzia e adolescenza, è stato inevitabile far riaffiorare alla mente i momenti passati in quel luogo, così è arrivato il momento di condividerli con voi.
L’ho sempre vista come la casa perfetta per un bambino, soprattutto se dotato di una spiccata immaginazione. Avere un ampio giardino, un cortile e una rampa che scende giù dritta nel garage ti rende padrone del mondo. Si perché quella rampa con tanto di curva l’ho sempre vista come una pista lunga chilometri. Potevo essere un pilota di moto a bordo di un monopattino o sopra una bici, o anche un pilota di formula Uno, e dentro il garage potevo essere uno scienziato che smontava di tutto e non rimontava mai nulla, dalle mini moto alle bici, a qualche computer, e quando l’alta velocità smetteva di rapire i miei sogni, potevo sedermi in giardino a scavare qualche buca aspettando che mia Nonna si arrabbiasse. Ricordo anche con piacere le due casette costruite una sull’albero e l’altra nel cortilletto fatte con le tavole di legno.
Anche l’interno della casa non era da meno. Quando sei piccolo il corridoio lo vedi lungo quasi quanto un campo da calcio, e se nessuno ti vede ce lo fai anche diventare aspettando solo il momento giusto per rompere qualcosa. Avevo anche quattro grossi balconi a disposizione per i miei giochi, e spesso le ringhiere diventavano piste per le macchinine. Quando poi queste cadevano in giardino, anziché uscire dalla porta mi buttavo giù direttamente sull’erba e mi sentivo fortissimo.
Se ti stufavi di stare chiuso in casa quello era il posto perfetto per uscire. La zona infatti è il classico quartiere tranquillo di sole villette poste in un unico isolato, dove non manca proprio nulla. Essendo un posto tranquillo giocavamo in strada a pallone, i tombini delimitavano le porte e quando volevamo fare le gare in bici, usavamo i marciapiedi per fare i salti. Era il posto perfetto per un bambino, la strada è tutta tua.
Quando avevamo fame, andavamo da Ornella, il negozio nella via parallela. A quel tempo arrivare fin lì ci sembrava un’impresa pericolosa, era quasi lontano per noi bambini. Chiedevamo il permesso, andavamo un po’ intimoriti, prendevamo dei panini (o delle patatine) e mangiavamo sul marciapiedi.
Appena cresciuti un p0′, giusto il tempo per essere liberi di fare una via in più, si andava nei campi della zona a fare le casette sugli alberi, ci venivano pure bene, mettevamo le trappole e quant’altro. Ogni anno i contadini le buttavano giù, e noi subito a ricostruirle, sempre più belle, sempre più grandi (Le manie di grandezza iniziano da piccoli).
Ora sono cresciuto e gli impegni sembrano essere altri, spero che al mio posto possa arrivare un nuovo bambino pronto a fantasticare e vivere nuove avventure, magari non passerà a citofonare come si faceva tra di noi, ma userà il telefono o il PC, insomma, lascio il mio posto, Buon Divertimento.